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In questa guida spieghiamo in cosa consiste in risparmio gestito.
In periodi di difficoltà economica, ma anche spinti dal desiderio di sfruttare meglio le proprie risorse, i risparmiatori possono scegliere di affidarsi al risparmio gestito, per investire denaro in fondi comuni e sperare in percentuali di guadagno degne dell’investimento iniziale.
Significato di Risparmio Gestito
Si parla di risparmio gestito quando, per potere investire su diversi mercati, un risparmiatore unisce i propri risparmi a quelli altrui acquistando una fetta di mercato. La gestione cui si fa riferimento viene di solito affidata a mani esperte, che conoscano nel dettaglio i passaggi e le azioni da effettuare e ci forniscano le necessarie garanzie. Ciò accade perchè tale attività necessita di tempo e competenze, qualità che non tutti hanno a portata di mano.
Il risparmio gestito avviene spesso attraverso fondi comuni, ovvero strumenti finanziari grazie ai quali è possibile investire contemporaneamente su più mercati. La gestione degli stessi è affidata, nello specifico, a società di gestione (SGR), che spesso appartengono a un gruppo bancario. In Italia l’istituzione dei fondi comuni risale al 1983, con la legge n 77.
Le banche solitamente propongono diverse opzioni per il risparmio gestito, rassicurandoci con modi cordiali e formule di successo. E’ però fondamentale che si sappiano distinguere i rischi legati a tali formule, per evitare di ritrovarci profondamente insoddisfatti e magari unire al danno la beffa.
Diversificare l’investimento è la possibilità offerta, in positivo, dalle numerose formule di risparmio gestito. Acquistare un titolo in autonomia senza le necessarie competenze, così come “giocare” in borsa da dilettanti, è invece altamente sconsigliato per chi non è del mestiere.
Aspetto molto importante, da considerare e tenere bene a mente, è che a fronte dell’investimento fatto non esiste alcuna garanzia di resa, essendo la gestione del denaro affidata (spesso) completamente a chi si presenta con tali competenze. Ecco perchè chi si appresta ad investire in una di queste formule deve conoscere i rischi cui va incontro, ma soprattutto imparare a riconoscere la bontà o meno di un prodotto finanziario.
Infine, fattore non secondario, un gestore quasi sempre chiede una commissione sulle proprie attività: è bene dunque considerare i costi legati ai fondi, che investano in azioni od obbligazioni, od in generale agli altri prodotti finanziari.
I fondi azionari
Abbiamo in precedenza introdotto i fondi comuni, accennando alla distinzione tra quelli che investono in azioni e in obbligazioni, e valutando come entrambi possano avere costi di gestione elevati. Scendiamo ora nel dettaglio, cercando di comprendere pregi e difetti di ambo le opzioni per effettuare una scelta oculata.
Un fondo comune, che chiameremo anche fondo d’investimento, può investire il proprio denaro in azioni od in obbligazioni. Si dicono azioni quei titoli rappresentativi di una quota, in una società per azioni, della proprietà della stessa società. Possedere una o più azioni di una società significa per legge esserne soci.
Investire denaro in fondi azionari presenta rischi notevolmente elevati. Il mercato, infatti, ha oscillazioni continue, ed il valore del fondo stesso può variare considerevolmente in tempi relativamente brevi. Dunque grande rischio di perdite, ma al contempo possibilità di più cospicui guadagni, per le medesime ragioni. Questa tipologia di investimento presenta vantaggi evidentemente maggiori rispetto ad un investimento autonomo in azioni, poiché consente di mettere in atto una diversificazione. Non c’è bisogno di sottolineare, infatti, come puntare il proprio denaro su una sola azienda sia alquanto inaffidabile, poiché crisi e fallimenti per le stesse sono dietro l’angolo.
Un ulteriore rischio è quello di affidarci a presunti “consiglieri”, rispetto ai quali non esiste una garanzia definitiva, né si rivela semplice tentare di seguire le vicende di un’azienda.
Ricordiamo che investire in fondi azionari richiede il pagamento di commissioni di incentivo, spese di gestione ed eventualmente ulteriori spese, ed è dunque un’operazione da valutare facendosi bene i conti in tasca, per verificare l’effettiva convenienza dell’investimento.
Molti specialisti del settore riconoscono che i rendimenti dei fondi azionari, negli ultimi anni, non si sono rivelati eccezionali, prendendo come mercati di riferimento le maggiori borse mondiali. Potremmo dire, essendo più tecnici, che il mercato ha sempre prevalso sui fondi.
I fondi obbligazionari
Dopo i fondi azionari introduciamo i fondi obbligazionari, che investono in prodotti detti obbligazioni.
Le obbligazioni sono titoli di credito, solitamente emessi da enti pubblici e società, con i quali viene garantito il rimborso del capitale investito, unito ad eventuali interessi. Spesso per parlare di obbligazioni sentiamo ricorrere al termine bond. Esistono differenti tipologie di obbligazioni: convertibili, a tasso variabile, a tasso fisso, strutturate, zero coupon.
Anche nel caso dei fondi obbligazionari, il vantaggio di un fondo comune di investimento sarà dato dalla diversificazione, che esclude o quantomeno attenua i rischi legati alle eventuali evoluzioni negative delle vicende di un’impresa. I fondi che investono in obbligazioni, solitamente, hanno però rendite minori dei fondi azionari, ed è dunque preferibile valutare che i costi siano contenuti (può trattarsi di commissioni di ingresso e di gestione).
Quando si tratta di obbligazioni di società private,o corporate bonds, gli investimenti diventano ancora più rischiosi. Questo poiché un crack finanziario ed altre spiacevoli sorprese sono sempre dietro l’angolo (inutile rievocare alcuni casi recenti nei quali migliaia di investitori hanno letteralmente perso ogni spicciolo); inoltre per ragioni di mercato è difficile rivendere diverse di queste obbligazioni.
Obbligazioni emesse da banche, enti locali e società private “affidabili” possono garantirci invece maggiore sicurezza. Come valutare l’affidabilità di una società privata? Andando a verificare il cosiddetto rating, espresso con la presenza di una o più A. Il rating identifica l’affidabilità della società che emette titoli: mentre un rating D esprime un’affidabilità minima, AAA è il livello più alto.
Un fondo obbligazionario può investire in azioni solo se misto, fino ad un massimo del 20% del portafoglio.
Un esempio di titoli obbligazionari sono i Bot, ed i fondi che puntano su di essi garantiscono a volte (ad esempio nel caso dei fondi di liquidità) bassissimi rischi producendo però guadagni spesso non all’altezza. In un periodo come quello attuale per la nostra economia è difficile aspettarsi rendite notevoli.
Altri strumenti
Il risparmio gestito può usufruire, oltre ai fondi azionari ed obbligazionari, di diversi prodotti, tutti gestiti dalle cosiddette SGR, o Società di Gestione del Risparmio:
Fondi bilanciati
I fondi bilanciati sono una tipologia di fondi che permette una notevole diversificazione. Solitamente si tratta di fondi che investono al contempo in obbligazioni ed azioni, agendo anche contemporaneamente su diversi mercati. E’ una strategia particolarmente indicata per chi vuole affidare ai gestori l’intero iter dei propri investimenti. La tipologia dei fondi bilanciati può variare a seconda delle percentuali di azioni o obbligazioni. Abbiamo ad esempio i bilanciati azionari, i bilanciati obbligazionari e gli obbligazionari misti. I rischi maggiori si corrono quando si privilegia la componente azionaria.
Fondi di liquidità
I fondi di liquidità sono quei fondi che non hanno la possibilità di investire in azioni. Solitamente si investono in obbligazioni, titoli di stato o liquidità, e possiedono rischi relativamente bassi. Si possono suddividere in quattro categorie a seconda della valuta nella quale vengono emessi i titoli (euro, dollaro, yen o altro);
Fondi flessibili
I fondi flessibili prevedono che chi gestisce i nostri soldi possa intervenire in qualsiasi momento sul portafoglio modificandolo. Questo rende tale tipologia di fondi spesso poco sicura, potendo chi si occupa dei fondi investire anche soltanto in azioni.
Gestioni patrimoniali
Esistono due tipologie di gestioni patrimoniali. La prima si ha quando consegniamo ad una banca direttamente il nostro denaro, che verrà investito in titoli. Questa è la Gestione patrimoniale mobiliare, o Gpm. Nel secondo caso, il denaro verrà investito in fondi, e si parlerà dunque di Gestione patrimoniale in fondi, o Gpf. Anche qui, si tratta di essere molto prudenti. Soprattutto nel secondo caso, e per via degli alti costi di gestione, si riscontrano rendimenti molto bassi.
Obbligazioni index linked
Le obbligazioni unit e quelle index linked hanno cedole (=interessi) legate ad esempio all’andamento di specifici titoli in borsa, o fanno riferimento a certi indici azionari.
Benchmark certificate
Permettono investimenti su un mercato azionario particolare, traendo dunque giovamento dai suoi rialzi. Anche in questo caso, è preferibile valutare come il nostro denaro si “ramifica” in tutti i casi specifici.
Le alternative
Abbiamo anche previsto, in questa nostra breve guida, di presentare quelle che sono attualmente le più utilizzate e consigliate “strade secondarie” all’interno del vasto settore del risparmio gestito, nell’ottica di un investimento “alternativo”. Questo per presentare una panoramica più completa permettendo al risparmiatore di conoscere tutte le possibilità che attualmente il mercato offre, accessibili o meno.
ETF – exchange traded fund
Tra gli strumenti di risparmio gestito più “consigliati”, gli ETF cercano di sposare caratteristiche dei fondi comuni con quelle dei titoli azionari. Sono fondi indicizzati (index fund, ovvero gestiti in passivo). Le commissioni di gestione per tale tipologia di fondi li rendono particolarmente convenienti. Parliamo infatti dello 0,3/0,4% annuo.
Le quote di questi fondi vengono negoziate in borsa come fossero semplici azioni, quindi in tempo reale.
Esistono anche i cosiddetti ETF strutturati e prodotti come gli ETC (exchange traded commodities) che si possono negoziare in borsa esattamente come gli ETF.
Investimento etico
Nel settore della cosiddetta finanza etica si suole parlare di investimento etico riferendosi alla gestione di fondi provenienti da fondi comuni per il sostegno di associazioni umanitarie, servizi sociali, organizzazioni che si occupano dell’ambiente e della sua protezione, e via di seguito. Tali fondi vengono dunque utilizzati per finanziare attività ed iniziative di vario genere. Si ritrovano anche tipologie di fondi i quali destinano alla beneficenza soltanto una parte degli utili ricavati.
Hedge fund
Gli Hedge fund sono i cosiddetti fondi speculativi, nati negli Usa negli anni’50. Sono dei fondi particolari, che sfruttano strategie di gestione speciali. Obiettivo di tali fondi è produrre rendite costanti giocando però con dei fattori di rischio molto elevati. Solitamente il requisito di accesso a questa tipologia di fondi è un investimento di partenza molto elevato, mentre i soci che possono partecipare ad uno stesso fondo devono essere in numero limitato, nel nostro paese a 200 individui.
Come salvaguardare il proprio denaro
Perdersi in questo oceano di riferimenti, tra una terminologia spesso astrusa e presunte garanzie di guadagno, è prevedibilmente facile. Prima di lasciarsi prendere dall’entusiasmo, un investitore dovrebbe prudentemente effettuare le dovute ricerche sulle strategie che conta di adottare, ed al contempo chiedere le necessarie delucidazioni prima di sbrigliare i propri risparmi affidandoli ad un gestore. Autotutelarsi, dunque, ma anche richiedere sempre la giusta dose di chiarimenti, guardare in molte direzioni ed informarsi.
Un primo consiglio è quello di leggere: leggere tutto ciò che riguarda l’investimento prescelto, confrontandosi con i prospetti che lo accompagnano, solitamente chiamati “prospetti informativi”: è importante, soprattutto, la seconda parte dei prospetti, nella quale vengono confrontati i fondi con il mercato di riferimento, detto benchmark. Il benchmark è costituito da degli indici di mercato che ci illustrano la situazione attuale del mercato di riferimento del fondo. La prima parte dei prospetti è invece solitamente dedicata ad informazioni di carattere generale, sulla tipologia di fondo, il ruolo della banca e così via.
Poi teniamo in considerazione il fatto che le banche, pur in riferimento ad uno stesso fondo, possono proporre prodotti molto diversi, che sul mercato possono dunque aver seguito destini differenti.
Ma una lettura attenta del prospetto può fornirci ulteriori indicazioni. Alcune banche sono solite infatti “annacquare il fondo” in modo da far apparire il suo andamento positivo e ricco di vantaggi. Un esempio può essere un benchmark nel quale la maggior percentuale fa riferimento ad azioni internazionali, mentre una percentuale inferiore è riservata ad un indice di liquidità.
In conclusione, potremmo dire, i rischi sono sempre dietro l’angolo, ma investimenti oculati sono possibili. Procedere con il piede di piombo, ascoltando tante voci, è quantomai richiesto, specialmente se le somme da investire sono cospicue. Che il mercato sia popolato di trappole ed illusioni, questo è risaputo. Ciò non vuol dire, però, che non